La stagione 2019/2020 è giunta al termine: ecco il Borsino riassuntivo di fine anno di Carlo Quaranta. Vediamo chi è salito e chi è sceso
La stagione 2019/20 sarà ricordata come quella triste del covid-19 che ha spezzato il campionato in due lasciando una scia di preoccupazione, di angoscia e di inevitabili polemiche sulla ripresa del torneo. Il Torino peraltro, oltre alla pandemia, ha vissuto di suo una stagione amara, intrisa di malumori, delusioni, litigi, diatribe tra giocatori e Società (con coinvolgimento diretto ed indiretto degli allenatori) e dispute tra tifosi che hanno finito per ingenerare il clima del “tutti contro tutti” il quale rappresenta esattamente tutto ciò che non dovrebbe essere un ambiente sportivo sano: i risultati ottenuti non sono altro che la diretta ed inevitabile conseguenza di tutto ciò.
Tutto ebbe inizio con il caso N’Koulou deflagrato nell’agosto scorso in modo tanto plateale quanto inatteso nella partita decisiva per l’accesso in Europa League contro il Wolverhampton, un episodio che ha messo a nudo le falle nella gestione della Società, del mercato e dello spogliatoio. Poi la brevissima illusione nelle prime due uscite di campionato ed il brusco risveglio già alla terza giornata contro quel Lecce che al ritorno è stato fatale a Mazzarri. Da lì l’inizio della fine con una serie di alti e bassi, di illusioni e disillusioni fino all’inverno del crollo verticale, della voragine nella quale la squadra venne inghiottita anche dopo le prime cure palliative di Moreno Longo. La pausa forzata per il coronavirus ha poi consentito ai granata di staccare e di poter riprendere tre mesi dopo con la testa un po’ più libera e di portare così a termine il campionato in modo balbettante. Ma anche nella coda finale tuttavia i casi Edera e Millico hanno riportato tutto al punto di partenza: malumori, delusioni, litigi, diatribe. Un circolo vizioso dal quale occorre uscire mettendo in atto una vera e propria rivoluzione e “sanificando uno spogliatoio” che deve costituire la base per un’annata di riscatto per coloro che resteranno nel progetto del nuovo corso Giampaolo (anch’egli animato da spirito di rivalsa).
Dovendo fare un bilancio va da sé che l’elenco di ciò che non è andato per il verso giusto sarebbe lunghissimo tanto a livello di squadra che di singoli, rimanendo alle questioni puramente di campo; e nel giudicare i protagonisti occorre valutare con metro più o meno oggettivo le loro prestazioni partendo dalle aspettative legittime che ciascuno di essi portava con sé e considerare al tempo stesso le implicazioni (anche in termini di permanenza o meno) che ne derivano per la causa granata nel suo insieme.
Infine, lasciando da parte le argomentazioni (che pure si potrebbero aprire) riguardo statistiche e umilianti record negativi collezionati, limiti della rosa corta, eventuali attribuzioni di colpe e annessa ricerca di capri espiatori, va espresso un ringraziamento a chi ha remato nella direzione giusta nonostante tutto e tra questi quello doveroso a Moreno Longo che si è assunto una responsabilità notevole riuscendo a raccogliere i cocci che il suo più navigato predecessore aveva lasciato e a condurre in salvo una scialuppa centrando l’obiettivo indispensabile ma tutt’altro che scontato della permanenza nella categoria (che resta in definitiva l’unica cosa – o quantomeno una delle pochissime – da salvare in questa scellerata stagione).
Torino: chi sale
BELOTTI c’è stato soprattutto quando è servito: all’inizio e nel post lockdown allorché occorrevano i punti fondamentali per salvare la pelle. Al brillante avvio di stagione con 6 gol nei preliminari di Europa League e 5 nelle prime sei giornate di serie A, è seguito un rallentamento fino al risveglio determinante con 7 gol in 7 giornate (sfiorato il record di Ossola) nel rush finale. Per il quinto anno consecutivo in doppia cifra, è ormai nell’Olimpo dei marcatori ma anche dei simboli granata. Il suo contributo, il suo senso di appartenenza, la sua voglia ed il suo esempio su ogni pallone (ma anche nei comportamenti extra campo) non hanno conosciuto sosta e la sua presenza insostituibile è ormai garanzia di granatismo. Lunga vita al Capitano.
BREMER probabilmente l’eccezione che conferma la regola in un’annata balorda, soprattutto per quanto riguarda i difensori. Il brasiliano, che lo scorso anno era in fondo alle gerarchie, ha recuperato posizioni e dopo qualche ingenuità (tra rigori procurati ed espulsioni) ha scalzato i vari Lyanco e Djidji diventando titolare insostituibile con Longo. Evidenti i suoi miglioramenti.
SINGO dalla Primavera di Sesia all’esordio da titolare in serie A contro la Roma con tanto di gol: tantissima roba se si considera che il giovane ivoriano è un difensore impiegato in posizione di terzino destro. In totale ha collezionato 4 presenze in campionato e 3 nei preliminari europei lasciando sempre buone sensazioni e dimostrando una personalità ed una maturità superiore a quella di altri suoi coetanei: ha appena tracciato la strada su una giusta direzione e va incoraggiato.
Torino: gli stabili
SIRIGU nonostante l’annata no della squadra, resta sempre uno dei migliori per rendimento. Il confronto coi numeri della passata stagione è impietoso: 36 presenze e 64 gol subiti in campionato contro i 35 incassati nello scorso. Ma senza le sue parate determinanti dubitiamo che i granata si sarebbero salvati. Tuttavia ha manifestato spesso insofferenza in campo e fuori e la sua avventura alla corte di Cairo sembra al capolinea.
ANSALDI non ha avuto la stessa continuità della passata stagione, soprattutto a causa degli infortuni muscolari che lo hanno fermato tre volte in periodi diversi. Ma soprattutto nel girone di andata è stato decisivo con le sue giocate sulle fasce che hanno fruttato 5 reti e 7 assist (inclusi i preliminari europei), un bottino migliore rispetto a quello della già molto positiva stagione precedente. Tuttavia gli stessi continui infortuni, un finale di stagione opaco e un futuro granata incerto non rappresentano un ottimo viatico.
LUKIC un’annata piuttosto anonima per il serbo che non ha sfruttato i progressi dimostrati nella scorsa ed è rimasto spesso comprimario con Mazzarri mentre con Longo ha avuto più continuità di impiego anche per mancanza di alternative. Ha ricoperto più ruoli a centrocampo, da mezzala a trequartista con discreta applicazione ma senza trovare particolari spunti che potessero impreziosire le sue prestazioni ordinate e scolastiche. Deve crescere in personalità. Ha segnato un gol importante al Genoa.
UJKANI sebbene abbia disputato soltanto una partita, ha dimostrato professionalità meritandosi la riconferma. Dopo un campionato in panchina come vice Sirigu, contro la Roma ha effettuato un paio di buone parate arrivando anche a deviare il tiro dal dischetto di Diawara e lasciando una buona impressione generale.
VERDI il figliol prodigo, rientrato all’ovile granata con il fardello del giocatore più costoso di sempre, ha certamente reso al di sotto delle aspettative. Un avvio di stagione difficile e complicato nel quale non è riuscito a trovare una collocazione adeguata in campo, la lunga attesa (e la fiducia un po’ a singhiozzo) di Mazzarri e di tutto l’ambiente granata fino ad una lenta risalita negli ultimi mesi con Longo. Appena 2 gol all’attivo e 7 assist, utile soprattutto su palla inattiva. Ma Giampaolo punterà su di lui, magari come seconda punta.
ZAZA sarebbe dovuta essere la stagione del riscatto per la più grande delusione del 2018/19 ma non è stato così nonostante le buone premesse nelle uscite europee. In campionato (6 reti) tuttavia non ha mai veramente brillato né quando è stato impiegato da unica punta né in tandem con Belotti con il quale comunque c’è stata, a tratti, una buona intesa. Nel suo lavoro sporco duellando con i difensori avversari ha avuto il merito di creare qualche spazio ma soprattutto il demerito di dimostrare tutti i limiti del suo atteggiamento sempre nervoso e controproducente. Il credito nei confronti dei tifosi se l’è giocato, gli rimane la valutazione di Giampaolo che lo avrebbe voluto con lui alla Samp.
ROSATI ha trovato il posto da titolare all’ultima giornata di campionato come ricompensa per due stagioni da importante uomo – spogliatoio. Contro il Bologna forse avrebbe potuto fare di meglio sul tiro di Svanberg che è costato il gol del momentaneo svantaggio ma non è certo quell’episodio a poter essere determinante per il suo futuro quanto piuttosto le 37 primavere sulle spalle.
BERENGUER i numeri sono dalla sua parte e indicano che il navarro è stato più incisivo in fase realizzativa rispetto al passato (6 i gol totali) disputando circa le stesse partite della stagione precedente (29 presenze in quest’anno, 31 nello scorso). Inoltre è stato utilizzato in diverse posizioni, da esterno a trequartista (da solo o in tandem nel 3-4-2-1) ma anche da terzino o attaccante. Nel complesso si può dire che, considerate le difficoltà, non è andato male ma non è stato fecondo negli assist e gli è mancata continuità. Ha richieste dalla Spagna e la sua permanenza con l’avvento di Giampaolo non è scontata.
Torino: chi scende
BASELLI difficilmente giudicabile la stagione del centrocampista di Manerbio che ha collezionato appena 16 presenze in campionato dando un contributo praticamente dimezzato rispetto al solito. Alla quinta stagione in granata, infatti, mai era sceso sotto le 32 presenze ed anche il suo consueto contributo di gol (almeno 4 in passato) è venuto meno. Quando ha giocato ha avuto un rendimento altalenante ma quando è mancato (filotto di sconfitte pre coronavirus) la sua assenza si è fatta sentire.
EDERA si sapeva che non avrebbe avuto un ruolo centrale nel Torino di Mazzarri e che si sarebbe dovuto ricavare qualche spazio qui e lì nella speranza di sfruttare le proprie chances e passare dallo status di promessa a quello di certezza. Tuttavia non ha avuto grande fortuna e nemmeno con il suo mentore Longo che ha provato a concedergli maggiore fiducia ha dimostrato la necessaria maturità ed anzi nel finale di campionato è stato messo fuori rosa per motivi comportamentali. Il suo futuro sarà valutato nel ritiro ma il ragazzo non è ancora maturo e nel modulo di Giampaolo avrebbe difficile collocazione.
RINCON neanche il venezuelano ha ripetuto le buone performances della stagione precedente ed il suo calo ha inciso molto nella stagione dei granata. Da lui, infatti, ci si sarebbe attesa quella dose di temperamento e personalità che avrebbe dovuto aiutare la squadra nei momenti bui ed invece “el general” è andato a picco insieme a tutta la squadra. Diverse prove opache, da perno e diga del centrocampo si è trasformato in un fuscello al vento e così, dopo un 2019 straordinario, anche lui è tornato in discussione.
MILLICO l’esordio con gol nei preliminari di Europa League contro il Debrecen lasciava presagire se non un futuro da predestinato quantomeno qualcosa di meglio dal resto della stagione nella quale ha collezionato circa 300’ di gioco complessivi, qualche bella giocata, un incrocio dei pali ma anche spezzoni negativi e atteggiamenti troppo egoisti in campo oltre che screzi con Longo che gli hanno fatto concludere la stagione in “castigo”. Come per Edera andrà valutato considerando che già a gennaio è stato ad un passo dall’essere ceduto in prestito…
DE SILVESTRI il terzino destro ha avuto una stagione tribolata ed anche nel finale ha dovuto saltare diverse partite. Stavolta la forza di volontà e la solita generosità non sono bastate e le sue prestazioni hanno registrato un calo molto vistoso rispetto all’anno precedente nel quale fu uno dei protagonisti. Anche i dati non sono dalla sua parte: 0 gol e 0 assist in quello che probabilmente è stato l’ultimo campionato in maglia granata. Va comunque ringraziato per quanto ha dato in questi quattro anni sia in campo che fuori.
IZZO come praticamente tutti difensori, ha vissuto una stagione largamente insufficiente ed è passato dall’essere il miglior acquisto dello scorso anno alla più grande delusione in questo. Troppi errori (emblematica la partita contro la Sampdoria, la prima con Longo) e le distrazioni di mercato che probabilmente ora si concretizzeranno.
AINA già lo scorso anno, pur in una stagione tra alti e bassi, avevamo sottolineato quanto fosse stata sopravvalutata la sua valutazione. A distanza di quattordici mesi il giudizio sul nigeriano non è certo migliorato ed anzi nella stagione appena terminata sono emersi più i difetti che i pregi intravisti. Spesso distratto in fase difensiva, talvolta grossolano anche in facili disimpegni, non è riuscito nemmeno a far valere le doti fisiche in progressione. E non può bastare qualche cross o la lunga rimessa laterale di cui dispone a salvarlo dalla bocciatura.
LYANCO spesso fin troppo elogiato da critica e tifosi, talvolta invocato quando la scorsa stagione venne ceduto in prestito al Bologna, non ha confermato le aspettative e si è giocato male le proprie chances sia con Mazzarri che con Longo. Spesso vittima di infortuni, è ai box anche attualmente in attesa di capire se potrà essere funzionale alle idee del nuovo tecnico Giampaolo.
DJIDJI nella precedente stagione sembrava poter essere l’erede di Moretti col quale si alternava spesso nelle partite ufficiali con discreti risultati. Nell’ultima, a sorpresa, è stato scavalcato da Bremer già dalle prime partite con Mazzarri e le poche volte che è stato chiamato in causa ha fatto capire il motivo: svagato e maldestro come in occasione dell’autogol nel derby o del rigore su Dzeko, ha pagato anche per problemi fisici.
MEITE’ l’ex Bordeaux non ha cambiato marcia ed è rimasto il giocatore incompiuto, con buone potenzialità atletiche e tecniche che non ha la voglia di sfruttare appieno. Ha avuto un buon periodo nell’immediato post lockdown nel quale è stato tra i migliori in campo ma poi la sua scarsa reattività e la sua indolenza lo hanno portato a ripetere i soliti errori di sufficienza per cui perde palloni sanguinosi e non si spende per aiutare i propri compagni. Deludente il contributo anche in fase offensiva (solo due assist e zero gol).
NKOULOU emblema della stagione granata, senza difesa: dall’imbarazzante comportamento estivo culminato – si fa per dire – nella decisiva partita per l’Europa contro il Wolverhampton con tanto di ammutinamento ad un campionato ben al di sotto dei precedenti nei quali si era distinto come uno dei migliori difensori della serie A. Già verso la fine della scorsa stagione era un po’ calato ma non ci si poteva aspettare – almeno dall’esterno dello spogliatoio – un’involuzione simile.
Per come si sono comportati dovrebbero andarsene tutti, giocare da schifo, volutamente, con quella maglia addosso, per me è inconcepibile.
Non c’è classifica. Per distacco i peggiori senza dubbio urbanetto cassonetto e giddì&tonì il falsario.
Tutti gli altri schifo in abbondanza con le 2 uniche incomprensibili eccezioni di Sirigu e Belotti che speriamo rimedino presto lasciando questa baracca al suo destino.
su alcune valutazioni non sarei d’accordo. VERDI stabile? l’acquisto più oneroso della storia moderna del Toro, che fa si e no 2/3 partite oltre la sufficienza? ma scherziamo? scende, prima ancora di salire! ZAZA Stabile? doveva essere l’anno del rilancio dopo una prima stagione già in gran parte deludente. scende… Leggi il resto »